I farmaci Ipoglicemizzanti orali rivestono un ruolo molto importante nel trattamento del diabete mellito Non insulino-dipendente (diabete di tipo 2), che è anche la forma più comune di diabete. La loro scoperta e il loro utilizzo ha rivoluzionato il modo di trattare il diabete che, a partire dal 1921, era trattato con la sola insulina!
Ovviamente la scelta di instaurare una terapia con agenti ipoglicemizzanti orali compete esclusivamente al medico curante!
Molecole e loro meccanismo d’azione
Gli ipoglicemizzanti orali rappresentano un gruppo eterogeneo di sostanze, caratterizzate da una buona biodisponibilità orale (a differenza dell’insulina che viene degradata a livello gastrico) e da molteplici meccanismi d’azione:
- Aumento della secrezione di insulina
- Aumento dell’azione dell’insulina con utilizzazione di glucosio a livello periferico (muscolo)
- Riduzione della secrezione di glucagone
- Riduzione della produzione epatica di glucosio (gluconeogenesi)
- Riduzione dell’assorbimento di glucosio
- Riduzone degli acidi grassi
Sulfaniluree
Le Sulfaniluree si possono dividere in molecole di I (Clorpropamide) e di II generazione (Glibenclamide, Gliclazide, Glipizide, ecc). Queste due classi si distinguono essenzialmente per potenza e tollerabilità, pur condividendo lo stesso meccanismo d’azione, che consiste nello stimolare la secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas (ovviamente solo nel caso in cui il pancreas sia ancora in grado di produrre insulina).
Purtroppo in quasi tutti i casi dopo un certo periodo (molto variabile da paziente a paziente, ma in media 10 anni circa) questi farmaci perdono la loro efficacia. Si ritiene che questo sia dovuto alla desensibilizzazione dei recettori per le sulfaniluree presenti sulla superficie delle cellule beta del pancreas.
Per il loro meccanismo d’azione (aumento della liberazione di insulina) e per il ridotto assorbimento indotto dal cibo, questi farmaci devono essere somministrati prima dei pasti ( circa 30-40 minuti prima), in modo da poter esercitare efficacemente la loro azione.
Le sulfaniluree possono naturalmente indurre reazioni ipoglicemiche, soprattutto nei pazienti che presentano un’alterata funzionalità epatica o renale (come negli anziani). Infatti la riduzione del metabolismo e dell’escrezione delle sulfaniluree può potenziarne gli effetti causando ipoglicemia.
Gli altri effetti collaterali associati alle sulfaniluree includono disturbi gastrointestinali come nausea e vomito, diarrea e stitichezza. A volte le sulfaniluree possono causare disturbi della funzionalità epatica che di rado portano ad ittero colestatico, epatite e insufficienza epatica. Circa il 10-15% di pazienti che fanno uso di questi farmaci sviluppano un rossore del viso indotto da alcol. In alcuni casi possono osservarsi reazioni di ipersensibilità generalizzata e reazioni dermatologiche.
Biguanidi
La Metformina, somministarta da sola o in associazione con una sulfanilurea migliora il controllo glicemico e le concentrazioni lipidiche nei pazienti che rispondono limitatamente a un appropriato regime dietetico o alla sola sulfanilurea.
La metformina è un anti-iperglicemizzante, non un ipoglicemizzante, non induce un rilascio di insulina dal pancreas, nè provoca ipoglicemia, nemmeno a dosi elevate. Il meccanismo principale sembra legato ad un’aumentata azione dell’insulina a livello dei tessuti periferici (muscolo) e a una ridotta produzione epatica di glucosio dovuta a inibizione della gluconeogenesi.
Proprio per la mancata azione che hanno sulla produzione e la secrezione dell’insulina, queste sostanze sono particolarmente indicate nei soggetti obesi, dal momento che l’insulina può determinare un aumento di peso!
I pazienti con un’alterata funzionalità renale non dovrebbero assumere Metformina, a causa dell’aumentata produzione di lattato e quindi delle complicanze dell’acidosi lattica.
Effetti indesiderati gastrointestinali sono frequenti all’inizio del trattamento con Metformina e possono persistere in alcuni pazienti, soprattutto quando vengono somministrate dosi alte.
Nel prossimo articolo parleremo di altre classi di farmaci ipoglicemizzanti orali, del loro meccanismo d’azione e degli effetti indesiderati.
Articolo interessante.
Vorrei chiedere alla dott. Celani cosa ne pensa dell’acido lipoico. Ho letto che si tratta di un potente antiossidante in grado di favorire l’ingresso del glucosio nella cellula. Inoltre, sembra che la sua azione venga enfatizzata dalla cannella. Infatti, in commercio esiste un prodotto dalla Solgar che unisce l’acido lipoico alla cannella. Però in questo prodotto l’acido lipoico non è a rilascio ritardato; esiste comunque un altro prodotto (Tiobec) da 400 mg a rilascio ritardato.
Esistono altri prodotti, magari dal prezzo più contenuto?
ps. domando a nome di mia madre che soffre di diabete (di origine alimentare) e che ha tratto giovamento dall’uso di cannella+acido lipoico
grazie in anticipo
Salve sono una persona di 40 anni con diabete mellito insulino dipendente. Per vari motivi negli ultimi anni le glicemie sono altalenanti soprattutto per motivi di stress e lavoro sedentario che occupa tutta la giornata. Volevo sapere se è possibile l’utilizzo di un anti-iperglicemizzante(metformina) come aiuto per il controllo delle glicemie e di conseguenza dell’emoglobina glicata(mantenendo le somministrazioni qauotidiane di insulina).
La ringrazio per l’attenzione.
Cordiali saluti.
Salve Marcello!
Come avrai notato, negli ultimi tempi, IlBugiardino ha subito una “battuta d’arresto” piuttosto lunga (diciamo anche vergognosa), di cui mi assumo la responsabilità…
E’ passato davvero tanto, troppo, tempo dal giorno in cui ci hai mandato il tuo commento, e a quest’ora immagino che anche tu abbia perso l’interesse per un mio intervento. Ciò nonostante ora sono qui davanti e cercherò di dare una risposta!
In effetti l’acido lipoico è un eccellente agente antiossidante, tuttavia il suo utilizzo in terapia, nel trattamento del diabete, o meglio, della prevenzione delle complicanze vascolari del diabete è molto limitato.
La ricerca scientifica ha in effetti dimostrato che l’iperproduzione di specie reattive dell’ossigeno (radicali liberi), indotta dall’iperglicemia cronica, è il principale meccanismo che sta alla base del danno vascolare nel paziente diabetico. Pertanto l’azione degli agenti antiossidanti andrebbe a bloccare questo meccanismo…tuttavia i trials clinici che hanno impiegato gli antiossidanti tradizionali hanno ottenuto risultati inferiori alle attese.
Con questo non voglio dire che l’assunzione di acido lipoico sia inutile, anzi, sono convinta che l’integrazione di questa sostanza possa, magari in piccola parte, aiutare chi, come tua madre, ha un diabete di origine alimentare…ma è importante capire fino a che punto è possibile affidarsi ad un integratore!
Ed ora la parte dolente… 🙂
per quanto il farmacista possa essere informato, credo che non arriverà mai a conoscere tutti gli innumerevoli integratori presenti in commercio…e per ora, quelli da te citati sono anche quelli che conosco meglio, perciò non mi azzardo a consigliare altri integratori di cui non conosco composizione e qualità.
Profondendomi ancora in sincere scuse,
ti ringrazio per la domanda!
A presto spero
Salve,
anche se è passato molto tempo, non ho assolutamente perso interesse per l’argomento.
C’è una cosa che non mi è chiara: visto che l’iperglicemia stimola la produzione di radicali liberi, questi ultimi non dovrebbero essere bloccati da molecole antiossidanti, quali appunto l’acido lipoico? Si legge continuamente che per bloccare le specie reattive dell’ossigeno occorre un’integrazione di antiossidanti…
grazie per la risposta
Salve Marcello,
la tua domanda è assolutamente lecita!
Gli antiossidanti (come dice il nome stesso), interrompendo il segnale centrale che induce l’amplificazione e l’automantenimento del danno ossidativo, sono stati effettivamente considerati fra i candidati all’impiego nella prevenzione delle complicanze diabetiche. Come ho già accennato, purtroppo, a fronte di risultati sperimentali molto convincenti, i trials clinici hanno riportato scarsi risultati.
Ed ecco la domanda: perchè succede questo? Perchè non c’è corrispondenza tra lo studio e la sperimentazione clinica?
La spiegazione è da ricercarsi nella complessità delle interazioni fra i vari fattori che contribuiscono al danno vascolare nel diabetico, pertanto l’assunzione di agenti antiossidanti, pur contribuendo al rallentamento del danno vascolare, non è sufficiente per apportare un considerevole miglioramento.
Grazie a te per la domanda!
A presto, Catia
”ciao sono diabetica e da quando sono stata operata di cancro al colon sono passata all’insulina la kemio mi ha lasciato una neuropatia e i medici mi hanno consigliato di assumere TIOBE400 quali possono essere le conseguen<e? GRA<IE PER LA RISPOSTA