Diario del Farmacista: prima o dopo i pasti?

La vita dietro al bancone di una farmacia può sembrare monotona e priva di stimoli, soprattutto a chi sta dall’altra parte col portafoglio in mano e le idee ben chiare su ciò che deve acquistare…

In realtà non tutti quelli che entrano in farmacia lo fanno solo per questo scopo, vi stupirebbe sapere quante sono le persone che, in questo “negozio” dall’ odore caratteristico e di camici bianchi, entrano solo per avere conforto, rassicurazioni e consiglio…o anche solo per scambiare due parole.

Essere farmacista non significa solo dispensare medicinali,  il farmacista diventa molto spesso “il/la  proprio/a  farmacista”;  ognuno ha la “propria” farmacia nella quale va più volentieri che in un’ altra, e questo grazie al particolare rapporto di fiducia ed anche di amicizia che si instaura con la singola persona.

Gli anziani, in particolare, vedono nel farmacista un importante punto di riferimento, in quanto rappresenta il primo presidio medico al quale rivolgersi per consigli che riguardano le piccole, ma numerose, patologie quotidiane, dai mali di stagione ai disturbi digestivi, da un mal di testa ad un mal di denti.

Ma cosa chiedono i clienti? Quali sono le domande più frequenti a cui  il farmacista deve rispondere?

Le domande sono innumerevoli e toccano i più svariati argomenti!

Se da una parte possiamo pensare che questo sia normale, dato che è compito anche del farmacista dare informazioni che riguardano la salute, e in particolare l’ assunzione dei farmaci, dall’altra è sintomatico di una vera e propria mancanza di conoscenze, a volte basilari.

Le indicazioni sull’assunzione corretta dei farmaci, in relazione al cibo, sono riportati nei “foglietti illustrativi” contenuti nelle confezioni dei medicinali. E’ però pratica comune accantonare questo foglietto di carta, che spesso ostacola l’apertura o la chiusura della confezione stessa,  e velocizzare l’atto di prendere il farmaco con qualche domanda rivolta al farmacista.

“Dottoressa, quando devo prendere la medicina? Prima o dopo i pasti?”

Non c’è farmacista che nel corso della sua professione non si sia sentito rivolgere questa domanda, dal momento che tutti abbiamo compreso che, oltre che tra farmaci diversi, anche  tra cibo e farmaci possono instaurarsi delle interazioni  che  possono modificare l’assorbimento del farmaco o dell’alimento.

La domanda, perciò, è estremamente importante ed il medico o il farmacista deve saper dare la giusta indicazione su quando e come prendere un farmaco. Anche se nella maggiorparte dei casi è consigliabile assumere la terapia a stomaco vuoto, per subire le minori interferenze ed ottenere il migliore assorbimento, non esiste una raccomandazione unica, ma deve cambiare a seconda del farmaco e dello stile di vita.

Esistono molte interferenze reciproche tra cibo e farmaci.

Alcuni farmaci devono essere ingeriti lontano dai pasti perché sono particolarmente sensibili all’acidità presente nello stomaco. Poichè il cibo riduce la velocità di svuotameno gastrico, aumenta quindi il tempo di contatto del farmaco con l’ambiente acido  dello stomaco, con una conseguente riduzione dell’efficacia del farmaco. Rientrano in questo caso, per esempio, alcuni antibiotici.
Esistono anche casi in cui è meglio assumere i farmaci a stomaco pieno, cioè quando l’assorbimento viene favorito dalla presenza di cibo nello stomaco (farmaci liposolubili) o quando si desidera attenuare l’effetto irritante dei farmaci sulla mucosa gastrica (per esempio i farmaci antinfiammatori o il ferro).
Un altro motivo per cui il cibo a volte non va d’accordo con certi farmaci è la possibilità che alcune sostanze presenti negli alimenti si leghino ai farmaci impedendone l’assorbimento.
E’ quello che accade ad esempio con alcune tetracicline (antibiotici) che vengono intrappolate (o più correttamente ”chelate”) dal calcio presente soprattutto nel latte e nei latticini (ma anche dal ferro, dall’alluminio e dal magnesio) e non sono più disponibili per essere assorbite e la loro concentrazione nel sangue può essere ridotta di oltre il 50%.
Alcuni alimenti sono, inoltre, in grado di aumentare in maniera significativa la biodisponibilità di diversi medicinali, attraverso un meccanismo di inibizione dell’attività di alcuni enzimi che a livello epatico sono responsabili della metabolizzazione dei farmaci.
Tra gli alimenti più attivi in questo senso si deve ricordare il succo di pompelmo.
Queste pochi esempi mostrano come l’assunzione di un farmaco non può e non deve mai essere sottovalutata, soprattutto in relazione ai complessi e sottili meccanismi che regolano le nostre funzioni fisiologiche, come quella di assumere cibo.
Facciamo perciò attenzione alle indicazioni del nostro medico, al consiglio del nostro farmacista ed anche, ma non meno importante, alla corretta lettura ed interpretazione del bugiardino!
Un piccolo glossario per un corretto comportamento:
  • PRIMA DEI PASTI: è il momento immediatamente precedente all’ inizio del pasto, cioé entro 30 minuti prima di iniziare a mangiare.
  • DOPO I PASTI: significa evidentemente subito dopo i pasti, quando cioé lo stomaco è pieno. Non esistono grandi differenze tra la somministrazione “DURANTE” o subito “DOPO I PASTI“.
  • LONTANO DAI PASTI: è come dire “A STOMACO VUOTO“, quindi il farmaco va assunto almeno un’ora prima dei pasti o due ore dopo aver mangiato.
  • INDIPENDENTEMENTE DAI PASTI: non c’è interazione tra farmaco e cibo quindi il medicinale può essere assunto in qualsiasi momento della giornata.

8 Comments

  1. OmarCaf
  2. Armando

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