All’inizio di ogni estate tutti i giornali e telegiornali parlano delle buone regole per una corretta esposizione al sole, perché ormai è scientificamente provato che l’esposizione al sole senza precauzioni nasconde molte insidie! Basti pensare che l’incidenza dei tumori cutanei è più che raddoppiata nell’ultimo decennio!
Le reazioni della pelle al sole
Tutti sappiamo per esperienza che dopo le esposizioni al sole la pelle si arrossa: è l’eritema, una reazione fisiologica normale messa in atto dalla nostra epidermide. Diciamo “normale” perché è la reazione a cui tutti noi andiamo incontro quando superiamo la nostra soglia di tolleranza la sole e non è causata da una alterata o anomala risposta della nostra pelle ai raggi solari.
L’eritema può essere di diversa intensità fino alla vera e propria scottatura. Provocato prevalentemente dai raggi UVB, dipende da diversi fattori quali la sensibilità individuale, il tipo di pelle, la durata dell’esposizione e l’energia delle radiazioni solari.
Vi sono però persone (specialmente donne!) che dopo l’esposizione al sole vengono colpite da “eritema solare“, un’espressione non corretta ma molto diffusa per descrivere una sintomatologia caratterizzata dalla presenza di eruzioni cutanee accompagnate da un fastidioso prurito, dolore, senso di bruciore. In questi casi è più corretto parlare di fotosensibilità, un fenomeno molto diffuso, la cui frequenza, negli ultimi anni, è in continuo aumento.
Generalmente il trattamento prevede l’applicazione di gel ad azione rinfrescante e lenitiva, come il gel puro di Aloe, (in caso di semplice eritema), o l’uso topico di corticosteroidi (nell’ “eritema solare”). Tuttavia la cura più efficace è la prevenzione!
Fototipo: di che pelle sei?
Non tutti reagiamo allo steso modo all’esposizione solare. La caratteristica di abbronzarsi o meno è, prima di tutto, una questione di pelle. La sensibilità cutanea alla luce solare, in particolare alle radiazioni UV, varia da individuo ad individuo, dipende dalle caratteristiche fisiche (colore dei capelli e degli occhi, carnagione, presenza di efelidi e lentiggini) e dalla capacità di ciascuno di adattarsi o meno al sole (tendenza ai colpi di sole e facilità di abbronzatura, sensibilità personale al sole).
Si chiama Fototipo l’indice delle difese naturali che ogni individuo può mobilitare nei confronti dei danni che l’esposizione al sole può provocare. Esistono 6 differenti fototipi (da I a VI) a seconda delle caratteristiche fisiche e della reazione all’esposizione solare : più basso è il fototipo, maggiore sarà la necessità di proteggersi.
L’appartenenza ad un particolare fototipo significa maggiore o minore presenza di melanina, quindi maggiore o minore protezione naturale nei confronti dei raggi solari (oltre che tempi diversi di abbronzatura e diverse intensità di colore). Conoscere il proprio fototipo è quindi importante perché permette di scegliere la protezione più adatta alla propria “sensibilità” aiutando ad affrontare meglio il sole!
Fattore di Protezione: 50? 30? 10? 6?
Per una sana abbronzatura è necessario non solo proteggersi con prodotti protettivi solari, ma anche scegliere e usare questi prodotti correttamente!
Il Fattore di Protezione è un numero indicato sulle confezioni delle creme solari, che definisce la capacità di filtro di queste protezioni nei confronti dei raggi UV.
Il significato di questa numerazione è identificato come una durata di esposizione, multipla del tempo di comparsa di eritema: per cui un fattore 50 porterà all’ “eritema solare” dopo un tempo di esposizione 50 volte più lungo rispetto al tempo di eritema. In soldoni, una protezione 50 si differenzia da una 30 o 10 per il tempo più lungo di esposizione “sicura”, prima della comparsa di “eritema solare”.
Tuttavia data l’enorme variabilità dei climi e della sensibilità cutanea delle persone, la legge vieta l’uso di queste numerazioni, pertanto attualmente le creme dovrebbero riportare la dicitura: basso, medio e alto filtraggio. Inoltre la dicitura “schermo totale” è vietata perché non è tecnicamente possibile, e le creme con un fattore di protezione con un numero al di sotto di 6 non sono considerati filtri solari ma semplici creme idratanti.
Dopo aver scelto il filtro solare più adatto al nostro fototipo possiamo stenderci tranquillamente al sole….ma, ancora una volta , con i dovuti accorgimenti!
Nel prossimo articolo vedremo quali!
Con la primavera e l’estate alle porte torna anche la voglia di sfoggiare un bel colorito dorato. In mancanza del tempo o della possibilità di esporsi al sole, molti ricorrono alle lampade abbronzanti spesso senza neppure adottare precauzioni di sicurezza. Secondo una recente indagine una donna su tre utilizza lampade solari e l’80% l’ha fatto per la prima volta sotto i 35 anni. Molti miei amici e colleghi vanno presso un centro abbronzante durante la pausa pranzo e si ripresentano in ufficio colorati talvolta anche in modo eccessivo. Non dico di non fare più lampade, ma magari un po’ di moderazione non guasterebbe anche perchè potrebbe andarci di mezzo la salute. Qualche dato ci aiuta a capire meglio. Il melanoma continua a essere il tumore più diagnosticato tra le ventenni e la causa va ricercata proprio nell’abuso delle lampade abbronzanti. L’incidenza dei casi di melanoma, al di sotto dei 30 anni, è addirittura doppia rispetto al cancro al seno! Secondo il Cancer Research della Gran Bretagna, circa 50 donne, sotto i 40 anni, muoiono ogni anno proprio a causa del melanoma, che normalmente insorge più avanti con l’età. Gli esperti richiamano l’attenzione sull’importanza di utilizzare, sempre e comunque, creme protettive, tenendo presente che l’intensità di una lampada può essere anche dieci volte superiore rispetto a quella dei raggi del sole.
Ciao Catia, anche questo articolo è davvero interessante!!a tal proposito ho una cuoriosità alla quale sono sicura risponderai: c’è chi sostiene che le creme solari non siano utilizzabili da un anno all’altro e che quindi ogni estate sia necessario comprarne una nuova; altri invece sostengono esattamente il contrario!Qual è la tua opinione?? grazie e a presto
Ciao Mariateresa,
grazie per la domanda!
Le creme solari rientrano nella categoria dei cosmetici, per cui devono rispettare alcune regole, tra cui quella di riportare sulla confezione la data di scadenza del prodotto integro, nonchè la data di scadenza all’apertura.
Quest’ultima indicazione è data da un simbolo molto intuitivo che rappresenta un vasetto, con il coperchio sollevato, sul quale è impresso un numero seguito da una lettera: ad es. 12M dove la “M” sta per “MESI” e che significa che la ditta garantisce la qualità del prodotto (e quindi il mantenimento delle caratteristiche fisiche, chimiche ed organolettiche) non oltre 12 mesi dall’apertura. Va da sé che, se questo è il termine (12M) entro il quale è possibile utilizzare la crema solare in sicurezza e senza perdita di efficacia, ogni anno è bene sosituire il prodotto usato la stagione precedente. Bisogna considerare il fatto che una crema solare spesso trascorre molte ore al caldo, sotto il sole, e anche se i filtri sono di norma fotostabili (non si modificano con la luce), molti altri fattori concorrono alla loro alterazione: la non corretta chiusura, l’infiltrazione di sabbia ecc.
Tutto questo non vuol dire che queste creme vanno buttate! Magari non è il caso di usarle al mare, ma possono sempre essere applicate come normali creme idratanti.
A presto e grazie ancora!
Ciao, Catia.
Esporsi con frequenza alle radiazioni delle lampade abbronzanti senza un’adeguata protezione comporta gli stessi rischi, per la salute della pelle, di quelli che si corrono stando al sole alle stesse condizioni. La ridotta emissione di raggi UVB delle lampade, riduce il rischio di scottature, ma l’aumento contemporaneo di raggi UVA produce sulla pelle gli stessi danni del sole: invecchiamento precoce della pelle ed aumento del rischio di melanoma. In pù, la somma delle radiazioni della lampada e di quelle solari, che si prendono normalmente stando all’aperto, fanno crescere in modo esponenziale questi rischi. La protezione è necessaria in ogni caso!
Grazie per il commento!
A presto, Catia.