Il reflusso gastroesofageo è una patologia legata all’apparato digerente che solitamente si riscontra alla nascita, dipende, infatti, dall’incompleta maturazione della valvola chiamata cardias, che ha il compito di aprirsi per fare defluire il cibo e richiudersi subito dopo.
Quando ciò non avviene, si parla di cardias incompetente e/o beante. Il cardias incompetente indica una chiusura anomala della valvola, mentre il cardias beante indica che la valvola in questione resta sempre leggermente aperta.
Tale immaturità del cardias provoca nei neonati grossi problemi di digestione, essendoci un ritorno continuo di cibo misto a succhi gastrici, il piccolo svilupperà sin dai primi giorni di vita diverse altre problematiche.
- Gastrite.
- Esofagite da reflusso.
- Piccole ferite sanguinanti al tubo esofageo.
- Vomito continuo.
- Malassorbimento delle sostanze nutritive.
- Formazione di catarro.
- Problemi alle orecchie e naso.
Per approfondimenti leggi qui: reflusso gastroesofageo nei neonati.
Si tratta veramente di una malattia fastidiosa da diagnosticare, curare e monitorare. Accade in una percentuale variabile, che nei primi tre mesi di vita, il cardias completi la maturazione e il problema si risolve spontaneamente.
Nei casi in cui ciò non avviene, avremo un futuro adulto con una patologia da reflusso cronica. Questo come base iniziale, infatti, il reflusso gastroesofageo può sorgere anche da adulti, in soggetti che non hanno mai avuto problemi.
Le cause principali nell’adulto sono:
- Cattiva alimentazione
- Ernia iatale
- Gastrite da Helicobacter Pylori.
Come si diagnostica il reflusso gastroesofageo
La diagnosi neonatale richiede, dopo opportuna visita pediatrica, un ricovero in ospedale. L’unico modo certo e preciso per la diagnosi è un esame invasivo chiamato PH metria.
Al neonato viene inserita una piccola sonda da una narice, che arriva fin sotto il cardias, tale sonda è collegata ad un piccolo apparecchietto che la madre dovrà tenere sempre nella stessa posizione del bimbo. Se il piccolo dorme (cosa improbabile) lo strumento starà steso, se il neonato è in braccio lo strumento starà appeso alla spalla della mamma.
La parte più difficile è evitare che il piccolo possa tirare via la sonda, poiché l’esame ha la durata di 24 ore. Nell’arco di questo tempo un dispositivo posto alla sommità della sonda registrerà la forza del reflusso e l’acidità dello stesso, sia in condizione di digiuno sia dopo i pasti.
Trascorse le 24 ore il dispositivo rilascerà i dati relativi all’andamento registrato. In funzione del risultato, il team pediatrico programmerà una terapia e una dieta.
L’adulto difficilmente accetta di sottoporsi a questo esame, ma essendo in grado di spiegare e motivare i sintomi, la diagnosi è resa più semplice. Se hai problemi digestivi, puoi dare un’occhiata anche a questo articolo sulla cattiva digestione.